9 milioni di italiani stressati dal lavoro
27.10.2011 18:05
Milano, 13 ott. (Adnkronos/Adnkronos Salute) - C'è chi fa notte in ufficio, chi resta incollato allo schermo per ore, chi lavora alla catena di montaggio quasi senza sosta, chi si sente schiacciato dalle responsabilità o lavora in ambienti ostili, dove il conflitto rende difficile comunicare. E soprattutto ci sono le donne che si dividono fra carriera e famiglia con ritmi sfiancanti. Il posto di lavoro è pieno di insidie e non sempre i dipendenti riescono a fare buon viso a cattivo gioco. Il risultato è che 9 milioni di italiani si 'ammalano' di stress da lavoro e 7 su 10 sono donne.
A tracciare il quadro della salute psichica dei lavoratori italiani lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di neuroscienze dell'Azienda ospedaliera Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano. L'esperto lancia l'allarme sulla "scarsa attenzione da parte delle aziende alla salute psichica dei lavoratori, e soprattutto a quella delle dipendenti donna". L'età più a rischio? "E' quella in cui si mischia la fase della maternità e quella dell'attività professionale più intensa. Dunque dai 30 ai 40 anni", spiega Mencacci. Donne che faticano a star dietro a tutti gli impegni della loro vita. Da un lato il lavoro che 'inghiotte' gran parte della giornata e richiede sforzi fisici e mentali crescenti; dall'altro il partner, i figli da seguire nella crescita, la casa da gestire.
Le più affaticate, secondo lo psichiatra, sono le manager. "Lo stress colpisce in assoluto di più le dirigenti e successivamente le impiegate e le operaie. La condizione di dirigente, che deve garatire prestazioni di alto livello, si presta a questo disagio. Basti pensare alle riunioni che vengono fissate spesso alle 7 di sera, e che costringono le donne con figli ad affrontare problemi inutili. Tutto si ricollega a un unico aspetto: quello dell'organizzazione del lavoro, che in Italia non è concepita per far sì che ci siano donne ai vertici".
Lo stress da lavoro si manifesta con "sintomi d'ansia, insonnia, malesseri come mal di schiena e problemi intestinali. Piano piano - spiega Mencacci - si perde la capacità di saper rispondere alle richieste che arrivano dall'ambiente circostante". E il meccanismo si inceppa: la persona stressata si sente "sempre più marginale, inerme, passiva, fino all'emarginazione. Il risultato è che abbiamo perso un lavoratore, ma anche una persona. E soprattutto nel caso della donna - la cui identità e autostima sono ormai legate al lavoro e non solo all'immagine tradizionale di moglie, madre e custode della casa - a pagare il prezzo di questa perdita è anche la famiglia".
Nove donne 'malate' di stress su 10 soffrono di disagi psichici e disturbi dell'umore: su tutti l'ansia (45%), seguita da sindrome pre-mestruale (43%), irritabilita' ed eccessiva tendenza al pianto (41%) e insonnia (39%). In agguato anche la depressione (20%). Nella mappa dello stress sul lavoro ci sono le donne giovani alle prese con le alterazioni ormonali nelle diverse fasi riproduttive (gravidanza, puerperio), e quelle che lavorano a contatto con il pubblico: entrambe le categorie sono più vulnerabili agli stati d'ansia e in percentuali minori a sindromi depressive, che sono invece più tipiche dell'uomo adulto con mansioni esecutive. Anche se per legge le aziende sono obbligate a misurare lo stress a cui sono sottoposti i dipendenti, oggi questo aspetto è trascurato.
"Solo il 20% delle aziende ha preso iniziative in risposta a questo decreto legislativo presente già dal 2010. C'è ancora moltissimo da fare - avverte lo psichiatra - anche perché non si può sottovalutare il fatto che i disturbi psichici sono in aumento". Dati europei segnalano che i cittadini con problemi di salute mentale sono raddoppiati in 5 anni, da 82 milioni nel 2005 a 164 milioni nel 2010. Se 5 anni fa questi problemi colpivano il 27% degli europei, oggi riguardano il 38,2%. Con conseguenze anche per il mondo del lavoro, che si traducono in assenze e cali di produttività. I costi sono alti, si stima arrivino a quote pari all'1% del Pil.
Sempre di corsa, con un occhio puntato sul BlackBerry e poco tempo per mangiare. Per i manager la tavola, durante una giornata di lavoro, può essere un miraggio. "Ma è proprio dall'alimentazione che arrivano le mosse vincenti per essere sempre al 'top' e non sbagliare decisione. Meno stress, quindi, e più energia". Parola di Giorgio Calabrese, docente di nutrizione umana all'università del Piemonte Orientale di Alessandria.
"Fondamentale fare 5 piccoli pasti al giorno, ma ben divisi nell'arco della giornata - spiega Calabrese all'Adnkronos Salute - inoltre dopo una sveglia molto presto e una buona colazione è bene già fare un primo 'break' intorno alle ore 10. E qui - suggerisce l'esperto - sono d'aiuto anche i 'fuori pasto', come spuntini confezionati a base di latte e cereali. Non sporcano le mani, sono pratici e inoltre danno la giusta quantità di carboidrati semplici. Indispensabili, quindi, per arrivare al pranzo o per raccogliere le energie in vista di riunioni importanti".
Regolarità, leggerezza ed energia. Sono queste le parole chiave a tavola per chi ha ruoli di responsabilità e posizioni di comando. Ma cosa non deve mancare nell'agenda della salute del manager? "Se ci si alza prestissimo non può mancare un caffè - risponde Calabrese - abbinato al latte, per chi non ha intolleranze. Preferire fette biscottate con marmellata o crema spalmabile alle nocciole, o della frutta. Distribuite negli hotel - spiega l'esperto - in pratiche porzioni monodose, già nella porzione giusta".
A poche ore dal risveglio è già il momento 'clou' della mattina per un professionista. "Ecco - sottolinea il nutrizionista - il primo 'break' della giornata. Si può scegliere tra una spremuta, del miele con fette biscottate. O dei semplici 'fuori pasto' a base di latte e cereali, pratici perché non ingombrano in borsa e non sporcano le mani. La spinta perfetta di fibre e carboidrati semplici per arrivare al pranzo".
Il pranzo nell'agenda del manager è sempre in compagnia. Colleghi, clienti o semplicemente tempo da guadagnare per lavoro straordinario. Ma guai a fantasie 'Luculliane'. "Il pranzo del manager - suggerisce il nutrizionista - non deve essere eccessivo. Ecco quindi il 'jolly' della dieta mediterranea: un piatto di pasta con piselli - prosegue - un riso ai fagioli, una minestra con legumi o un piatto di pasta con ragù. E poi un frutto e il caffè".
Il pomeriggio è il momento in cui raccogliere le forze per arrivare alla fine della giornata lavorativa. Per non perdere lucidità e decisionismo ecco il secondo 'break'. "Anche qui posso facilmente bloccare al fame - suggerisce lo specialista - con i pratici fuori pasto o scegliere uno yogurt alla frutta". La pausa pomeridiana permette di arrivare senza grande appetito alla cena. E se tutto è andato liscio staccarsi dal lavoro per rilassarsi a cena. "L'ultimo pasto deve essere consumato con tranquillità. E' un anti-stress - sottolinea - quindi anche un primo e un secondo sono concessi. Via libera alla pizza, al minestrone di legumi, oppure al pesce, alla carne, alle uova o al prosciutto".
Su quali 'orrori alimentari' i professionisti non devono cascare? "Il salato al mattino - risponde Calabrese - il cornetto pieno di strutto, esagerare con l'alcol. E poi non devono pensare di saltare i pasti magari senza fermarsi mai. Al contrario - avverte - i 5 pasti al giorno aiutano a combattere la fame e rifornire l'organismo dell'energie necessaria per lavorare".
Ma anche i manager possono concedersi uno strappo alle regole, soprattutto quando la giornata è andata storta. "Quando il professionista è in 'down' - conclude il nutrizionista - magari per un progetto che non è andato come avrebbe voluto, per contrastare lo stress o la depressione e rimettersi subito in gioco un bel cucchiaio di cioccolata fondente è perfetto".
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Contatti
Dott. Simone Cucchetti
Inveruno (MI), Milano (Via Mosè Bianchi 62)
Cell.: 334.71.88.737
Skype: s.cucchetti cucchetti.simone@gmail.com
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